Contratto assicurativo e sanzioni amministrative

Contratto assicurativo e sanzioni amministrative

Studio Legale Ambiente e Ambientale - avv. Cinzia SilvestriContratto assicurativo e sanzioni amministrative

Cass. civ. 28967/2025

segnalazione a cura StudioLegaleAmbiente – avv. Cinzia Silvestri


Copertura assicurativa e sanzioni amministrative, questo è il problema.

La sentenza della cassazione richiama uno specifico riferimento normativo dell’articolo 12 del decreto legislativo 209 del 2005 in riferimento ad una sanzione amministrativa irrogata dalla Consob. La cassazione è precisa nell’affermare che è esclusa la possibilità di trasferire l’onere della sanzione amministrativa su altri soggetti anche con polizza proprio perché questo andrebbe a togliere la deterrenza della sanzione amministrativa. Nel caso in esame esiste disposizione legislativa in merito. Ci si chiede se anche nel campo delle sanzioni amministrative ambientali possa valere il medesimo principio.

La sentenza così si esprime sul punto:

4.1. La gravata sentenza ha considerato sinistro indennizzabile la sanzione amministrativa irrogata da Consob al A.A. per atti compiuti quale membro del Consiglio di amministrazione della banca vicentina, sul rilievo che l’art. 2.25. della polizza escludesse dalla copertura assicurativa le sanzioni penali pecuniarie, non quelle amministrative.

L’argomentazione non è conforme a diritto.

A mente dell’art. 12 del D.Lgs. n. 209 del 2005, “sono vietate… le assicurazioni che hanno per oggetto il trasferimento del rischio di pagamento delle sanzioni amministrative”.

La ratio della norma risiede nell’esigenza di preservare la funzione sanzionatoria-deterrente del provvedimento amministrativo, altrimenti vanificata da un contratto con il quale l’onere economico della sanzione venga trasferito su un soggetto diverso dall’autore dell’illecito.

La comminatoria di nullità dei contratti stipulati in violazione del divieto espressamente prevista dall’art. 12 in questione rappresenta, invero, specifica applicazione, nella settoriale materia disciplinata, della generale nullità per causa illecita contemplata dall’art. 1418 cod. civ.: sicché essa colpisce ogni negozio che realizzi il risultato proibito, ivi incluso un accordo di manleva che sollevi il manlevato dall’applicazione a suo carico di sanzioni amministrative.

Ha dunque errato il giudice territoriale nel ritenere la validità della manleva rilasciata da Cattolica al A.A. relativa alla sanzione Consob: né ad una diversa conclusione induce la posteriorità di detta manleva rispetto alla commissione dell’illecito amministrativo, dacché l’effetto prodotto risulta comunque quello (contrario alla norma imperativa) di neutralizzare per l’autore la sanzione irrogata.

Va, in conclusione, enunciato il seguente principio di diritto: “in tema di contratti assicurativi, è nullo ogni accordo (ancorché concluso dopo la commissione dell’illecito) che determini il trasferimento dell’onere economico del pagamento di una sanzione amministrativa su un soggetto diverso dall’autore dell’illecito”.

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…A PROPOSITO DI ALLAGAMENTI

…A PROPOSITO DI ALLAGAMENTI

allagamenti…A PROPOSITO DI ALLAGAMENTI

ORDINANZA CASSAZIONE 21531/17

Segnalazione a cura Studio Legale Ambiente – Cinzia Silvestri


A PROPOSITO DI …ALLAGAMENTI.

Un condomino subisce allagamento della propria cantina e conseguente danno relativo a bottiglie pregiate e altri oggetti. L’allagamento della cantina, secondo il condomino, era dovuto al malfunzionamento e difetto dell’impianto fognario condominiale e dunque muove causa al condominio.

Il condomino perde in Tribunale e si rivolge alla Corte di appello e poi alla Cassazione.

Il risarcimento del danno non viene concesso, sostiene la Cassazione, perché la Corte d’Appello ha escluso il nesso causale tra il malfunzionamento dell’impianto fognario condominiale e l’allagamento delle cantine. La causa dell’allagamento è stata attribuita a una precipitazione meteorica eccezionale e imprevedibile, considerata un caso fortuito autonomamente sufficiente a determinare l’evento. Inoltre, il ricorrente non ha fornito argomentazioni o prove adeguate a dimostrare che le carenze dell’impianto fognario avrebbero potuto evitare o limitare i danni.

Questo punto, la prova, è dirimente e getta luce sulla realtà processuale ……..continua lettura articolo cantina allagata e risarcimento danno

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Cinzia Silvestri…A PROPOSITO DI ALLAGAMENTI
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EMISSIONI NOCIVE – RISARCIMENTO DANNO

EMISSIONI NOCIVE – RISARCIMENTO DANNO

malformazioni e risarcimento dannoEmissioni nocive – risarcimento del danno

Cass. Civ. ord. 13294/2025 – “più probabile che non”

Segnalazione a cura Studio Legale Ambiente – Cinzia Silvestri


La Cassazione civile ha affrontato il tema del risarcimento del danno causato da inquinamento e il problema della ricerca della causalità. La decisione fa discutere perché pone al centro del processo la valutazione del consulente tecnico d’ufficio che evoca il concetto di “possibilità” causale tra le emissioni e le malformazioni congenite e dunque esclude il concetto di “probabilità” che disciplina l’ambito civilistico e permette il risarcimento del danno.

Il percorso si conclude con un esito negativo per  le persone-attrici che hanno denunciato la relazione tra le emissioni nocive industriali subite e le malformazioni congenite riscontrate ed anzi sono state, pure in prima battuta, condannate al pagamento delle spese processuali.

Il caso giudiziario: EMISSIONI NOCIVE – RISARCIMENTO DANNO

Il caso riguarda la richiesta di risarcimento danni da parte di A.A., affiancato dai suoi congiunti, contro Raffineria XX Spa e XX Attività Diversificate Spa (Enichem Spa), per presunte malformazioni congenite (ipo-agenesia traversa arto superiore sinistro) attribuite alle emissioni nocive degli stabilimenti industriali. ​

Sentenza di primo grado (2018)

Il Tribunale ha rigettato le domande attoree, ritenendo non provato il nesso causale tra le malformazioni e le immissioni ambientali. ​ La consulenza tecnica d’ufficio (CTU) ha evidenziato solo una correlazione “possibile” e non “probabile” tra le sostanze nocive e la patologia. ​…continua lettura articolo immissioni nocive e “più probabile che non”…

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Amministratori senza deleghe: responsabilità

Amministratori senza deleghe: responsabilità

fonti rinnovabiliAmministratori senza deleghe: responsabilità

Cass. civ. n. 15054/2024

segnalazione a cura StudioLegaleAmbiente – Cinzia Silvestri


La sentenza della Corte di Cass. 15054/2024 riflette sul ruolo degli amministratori senza delega, ovvero amministratori che non hanno potere diretto di gestione in quanto conferito ad altri. La Cassazione affronta un problema legato al fallimento di una società e alla responsabilità da attribuire agli amministratori per il danno causato dal fallimento ai creditori. Secondo la Corte anche gli amministratori privi di deleghe sono responsabili per non aver preso le misure adeguate nel momento in cui sono venuti a conoscenza dell’insolvenza e delle problematiche economiche attraversate dalla Società. Gli amministratori  hanno sempre l’obbligo di verificare nel corso della gestione che il capitale sociale sia mantenuto integro nel valore. Gli amministratori senza deleghe non sono coinvolti per l’omissione di un generico dovere di vigilanza (sarebbe responsabilità oggettiva) ma rispondono nella misura in cui erano a conoscenza di fatti pregiudizievoli e non si sono attivati ma anche dei fatti dei quali avrebbero dovuto acquisire conoscenza con la dovuta diligenza.

Scrive la Corte: 3.4 Le conclusioni del Collegio sono in linea con la giurisprudenza di questa Corte secondo la quale gli amministratori di società di capitali (i quali non abbiano operato) non sono responsabili per una generale omissione di vigilanza, tale da tramutarsi nei fatti in una responsabilità oggettiva ma rispondono delle conseguenze dannose della condotta di altri amministratori, che hanno operato, soltanto qualora siano a conoscenza di necessari dati di fatto tali da sollecitare il loro intervento, ovvero abbiano omesso di attivarsi per procurarsi gli elementi necessari ad agire informati. Ne deriva che gli amministratori non operativi rispondono per non aver impedito fatti pregiudizievoli dei quali abbiano acquisito in positivo conoscenza ovvero dei quali debbano acquisire conoscenza, di propria iniziativa, ai sensi dell’obbligo posto dall’ultimo comma dell’ articolo 2381 c.c. (cfr. Cass. 17441/2016).

 

 

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DELEGHE AMBIENTALI: RESPONSABILITA’

DELEGHE AMBIENTALI: RESPONSABILITA’

DELEGHE AMBIENTALI: RESPONSABILITA’

segnalazione a cura Studio Legale Ambiente – Cinzia Silvestri


Esiste l’errata convinzione che la delega, anche ambientale, esima da ogni responsabilità il delegante (con il semplice conferimento).

La delega, certamente, permette di trasferire ad altro soggetto il dovere ed obbligo di intervento, di azione e le conseguenti responsabilità, ma il comportamento del delegato e del delegante deve rispettare regole complesse, che l’atto di delega deve tenere in considerazione.

Accade spesso di vedere conferire delega dall’organo collegiale (consiglio di amministrazione) ad un amministratore “delegato”  e dunque quest’ultimo risponde in via personale dei poteri a lui conferiti . Vero è però che esiste una responsabilità solidale che comunque coinvolge gli amministratori senza deleghe. L’amministratore senza deleghe invero può essere a conoscenza dell’illecito anche ambientale, ad esempio a mezzo di comunicazioni direttamente effettuate del delegato. Ecco che il delegante viene coinvolto nella responsabilità, si badi non per la sola posizione  per il proprio ruolo a prescindere, ma in quanto ha contribuito con la sua condotta “consapevole” alla causazione del reato, dell’illecito.

La prova è complessa perché il delegante risponde nella misura in cui la sua omessa condotta, la sua inerzia, l’omesso intervento è causale all’illecito.

Prova complessa ma non impossibile e che tuttavia costringe alla difesa.

Lo schema della responsabilità del delegato anche ambientale trova riferimento in norma del codice civile (artt. 2392,2381 c.c.) ma dialoga con altri sistemi di responsabilità penali (art. 40 c.p.) ed anche ambientali. Bisogna ricordare invero che nel sistema ambientale una precisa definizione delega ambientale o disciplina, non si trova. La delega viene mutuata dalle disposizioni sulla Sicurezza sul Lavoro (d.lgs. 81/2006) che nel tempo hanno tracciato bene i confini tra delegato e delegante dedicando apposite norme e regole, che hanno ispirato anche la delega ambientale.

Vero è che la delega ambientale ha ad oggetto il trasferimento di poteri relativi a illeciti che incidono spesso non solo sull’inquinamento “ambientale” ma anche sulla “salute” e dunque la ripartizione delle responsabilità acquista maggiore attenzione e richiede un approccio integrato di alcuni sistemi normativi dislocati in plurimi settori del diritto (civile, penale, normative settoriali ecc…).

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Oblio delle malattie oncologiche

Oblio delle malattie oncologiche

prevenzione delle discriminazioni

segnalazione a cura Studio legale Ambiente – Cinzia Silvestri


Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche.

Vigente dal  2.1.2024 la Legge del 7.12.2023 n. 193 pubblicata in Gazz. Uff. del 18.12.2023. Parole importanti quali: prevenzione, discriminazioni, tutela e soprattutto la parola “diritti” viaggiano nel testo formulato dal Parlamento con riferimento alle malattie oncologiche.

Il legislatore pone dei veti alla memoria oncologica che ad oggi era in grado di impedire l’accesso alla contrattualistica relativa ai servizi bancari, assicurativi.

Recita il testo:

2. Per « diritto all’oblio oncologico » si intende il diritto delle persone guarite da una patologia oncologica di non fornire

informazioni ne’ subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica, nei casi di cui alla presente legge

Prosegue il testo, precisando l’ambito di applicazione anche tra provati, anche nelle pattuizioni non solo con i contraenti forti ma

“..1. Ai fini della stipulazione o del rinnovo di contratti relativi a servizi bancari, finanziari, di investimento e assicurativi nonche’

nell’ambito della stipulazione di ogni altro tipo di contratto, anche esclusivamente tra privati, quando, al momento della stipulazione del

contratto o successivamente, le informazioni sono suscettibili di influenzarne condizioni e termini, non e’ ammessa la richiesta di

informazioni relative allo stato di salute della persona fisica contraente concernenti patologie oncologiche da cui la stessa sia

stata precedentemente affetta e il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da piu’ di dieci anni alla data

della richiesta. Tale periodo e’ ridotto della meta’ nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del ventunesimo anno di

eta’. Le informazioni di cui al presente comma non possono essere acquisite neanche da fonti diverse dal contraente e, qualora siano

comunque nella disponibilita’ dell’operatore o dell’intermediario, non possono essere utilizzate per la determinazione delle condizioni

contrattuali.

Vi lascio alla lettura della L. n. 193/2023 – oblio delle malattie oncologiche

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